Celenza Valfortore alle origini di una nazione

Due cippi di centuriazione rinvenuti nel nostro territorio ora esposti alle Scuderie del Quirinale, nella mostra evento TOTA ITALIA

CELENZA VALFORTORE (FG) – Un successo annunciato. TOTA ITALIA – Scuderie del Quirinale, Roma, 14 maggio > 25 luglio 2021 – non è semplicemente una mostra ma un viaggio alle origini della nostra nazione unificata da Augusto nella diversità e nella moltiplicazione delle parti, senza elisioni. È la somma delle parti a definire un insieme disomogeneo, frammenti di popoli a lungo confliggenti immissari di un’unica identità culturale: un affascinante mosaico di storia e genti che irrompe prepotente dal percorso espositivo, puntellato da reperti più disparati. Tra questi trovano spazio due cippi di centuriazione rinvenuti a Celenza Valfortore (Fg), comune dei Monti Dauni affacciato sull’invaso artificiale di Occhito.

Lo scorso novembre, la Soprintendenza Archeologia, delle Belle Arti e del Paesaggio ha strappato il reperto al fondale limaccioso del lago, in prossimità della sponda orientale – in località Gruttolo – su segnalazione di due giovani, Francesco Carusillo e Cristian Iamele. Un manufatto riconducibile alla ristrutturazione fondiaria della Lex Sempronia (133 a.C.) che investì la valle del Fortore, come racconta l’epigrafe C(aius) Sem[proni(us) Ti(beri) f(ilius)]IIIvir(i) a(gris) i(udicandis) a(dsignandis). Sulla superficie cilindrica è inoltre leggibile il nome di Gaio Sempronio Gracco, figlio di Tiberio, mentre manca quello di Marco Fulvio Flacco che doveva essere iscritto nella parte superiore della colonnina, purtroppo mutila.

Il secondo cippo, invece, venne rinvenuto nel 1991 vicino alla masseria Fratterino, esposto per anni nell’Antiquarium comunale dell’ex Monastero di San Nicola. “Due pezzi unici che raccontano la ristrutturazione fondiaria della Lex Sempronia (133 a.C.) nella valle del Fortore, suggerendo al mondo la grandezza della Roma imperiale e rammentando alla Roma odierna, moderna e decadente, la centralità delle periferie”, commenta il presidente dell’Aps Archeoclub Elio Venditto.

Di fronte alla necessita di organizzare, controllare e governare un territorio sempre più esteso, i Romani elaborarono un complesso sistema di divisione agraria. Le centuriae, appezzamenti di terra di forma quadrangolare con una superficie complessiva di 200 iugera (50 ettari), a loro volta suddivisi in 100 heredia, le singole porzioni assegnate ai cittadini romani, agli ex legionari e alle popolazioni assoggettate. Nella costituzione di una nuova colonia, l’assegnazione dei terreni alla popolazione autoctona era il principale strumento di riduzione dei conflitti e delle tensioni, per questa ragione i Gracchi intrapresero massicce operazioni su tutto il territorio nazionale. I cippi vennero utilizzati per delimitare le centuriae dagli agrimensor, gli odierni topografi – misuratori.

“Oltre ai due reperti trasferiti nella Capitale da Celenza Valfortore – conclude il presidente dell’Aps Archeoclub – ce n’era un terzo, scovato nel 1964 da Francesco Urbano, in contrada Macchie delle Forche, purtroppo smarrito o interrato, secondo alcuni testimoni, nel corso dei lavori di rifacimento del Belvedere Cerulli. Un vero peccato, poiché parliamo di pezzi dal valore storico inestimabile che meritano la ribalta nazionale”.